Basilicata a Vinitaly.
Vinitaly non è mai un evento qualsiasi. È una sorta di città parallela, fatta di voci che si incrociano, calici che tintinnano, occhi curiosi e mani che si stringono con la complicità di chi sa che il vino è molto più di una bevanda: è cultura, è racconto, è identità.
Quest’anno ho vissuto questa esperienza in modo diverso. Non da semplice visitatore o appassionato, ma da professionista chiamato a documentare la presenza della Basilicata. Un compito che, per chi come me ha un legame profondo con questa terra, è stato qualcosa che va oltre il lavoro. È stato un atto di restituzione.
Lo stand della Basilicata era raccolto, quasi timido rispetto ad altri più scenografici, ma aveva un’intensità che non si poteva ignorare. Bastava fermarsi qualche minuto per percepire un’energia diversa. Nei volti dei produttori, nei loro racconti sussurrati e nella semplicità delle bottiglie in esposizione si riconosceva subito qualcosa di autentico, di vero. C’era la storia di una regione che non ha bisogno di effetti speciali per farsi notare. Basta il modo in cui ti accoglie, il tono con cui ti racconta da dove viene quel vino che stai per assaggiare, lo sguardo fiero di chi ha scelto di restare.
Mentre camminavo tra i banchi con la macchina fotografica al collo e gli occhi in costante ascolto, ho cercato di catturare non solo le immagini più “giuste” dal punto di vista visivo, ma anche e soprattutto quei frammenti di umanità che rendono ogni evento unico. Una stretta di mano tra un giovane enologo e un visitatore straniero, un applauso spontaneo dopo una degustazione ben raccontata, lo sguardo emozionato di chi assaggia il suo vino al fianco di tanti altri, sapendo che in quel momento, per qualcuno, potrebbe essere il primo incontro con la Basilicata.
Mi ha colpito vedere quanto interesse ci fosse per ciò che sta intorno al vino. Non solo l’etichetta, il vitigno, il colore nel bicchiere, ma anche il paesaggio, la cantina, la strada che porta fin lì. Sempre più persone vogliono conoscere il territorio, non solo il prodotto. E in questo la Basilicata ha tantissimo da dire, perché ogni bottiglia contiene un pezzo di paesaggio, un frammento di storia, un accento che cambia da valle a valle. È lì che l’enoturismo diventa narrazione. Il vino come porta d’ingresso, come occasione per fermarsi, per perdersi un po’, per guardare tutto con altri occhi.
Tornando a casa, con la scheda piena di immagini e la testa ancora immersa nei racconti ascoltati, mi sono reso conto che quello che ho provato a fare – attraverso foto e video – è stato raccontare un’idea di Basilicata che forse ancora non tutti conoscono. Una regione che non si impone, ma si fa scoprire. Che non urla, ma lascia il segno. E se anche solo uno di quegli scatti ha acceso la curiosità di qualcuno, se ha spinto una persona a cercare quel vino o a pensare di fare un viaggio lì dove nasce, allora sì, è valsa la pena.
Esplora l’identità vitivinicola della regione Basilicata sul portale APT Basilicata
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